Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/73

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canto primo 71


59.Per far una leggiadra sua vendetta
Amor fu solo autor di sì gran moto.
Amor fu, ch’a pugnar con tanta fretta
trasse turbini e nembi, Africo e Noto.
Ma de la stanca e misera barchetta
fu sempr’egli il Poppiero, egli il Piloto.
Fece vela del vel, vento con l’ali,
e fur l’arco timon, remi gli strali.

60.Da la madre fuggendo iva il figliuolo
quasi bandito e contumace intorno,
perché (com’io dicea) vinto dal duolo
di fanciullesca stizza arse, e di scorno.
Né per che poscia il richiamasse, il volo
fermar volse già mai, né far ritorno;
e ’n tal dispetto, in tant’orgoglio salse,
che di vezzo o pregar nulla gli calse.

61.Per gli spazii sen gia de l’aria molle
scioccheggiando con l’aure Amor volante,
e dettava talor rabbioso e folle
tragiche rime a più d’un mesto amante.
Talor lungo un ruscello o sovra un colle
piegava l’ali, e raccogliea le piante,
e dovunque ne giva il superbetto,
rubava un core, o trapassava un petto.

62.— Non è questo lo stral possente e fiero
ch’al Rettor de le stelle il fianco offese?
per cui più volte dal celeste impero,
l’aureo scettro deposto, in terra scese?
quel ch’al quinto del Ciel Nume guerriero
spezzò passò l’adamantino arnese?
quel che punse in Thessaglia il biondo Dio,
superbo sprezzator del valor mio?