Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/107

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75.S’averrá che tu chiaro il ver mi scopra,
non come fan gli Oracoli dubbiosi,
degna mercé riceverai de l’opra
in virtú de’ miei versi imperiosi.
Farò che piú non tornerai di sopra,
né piú verrá chi rompa i tuoi riposi.
Da chiunque incantar ti vorrá mai
franco per tutti i secoli sarai. —

76.Cosí gli dice, e carme aggiunge a questo,
per cui quant’ella vuol, saver gli ha dato.
Quei sparge alfine un flebil suono e mesto,
articolando in tal favella il fiato:
— Non io, non giá nel mondo empio e funesto,
donde, giunto pur or, son richiamato,
de le Parche mirai gli alti secreti,
né vi lessi del Fato i gran decreti.

77.Pur quanto sostener potè il brev’uso
d’una fugace e momentanea vita,
dirò ciò che d’udirne oggi laggiuso
mi fu permesso innanzi a la partita.
Oggi ho di quel, ch’a tua notizia è chiuso,
da l’empia Gelosia l’istoria udita;
da l’empia Gelosia, Furia perversa,
che con l’altre talor Furie conversa.

78.Disse, che ’l bel Garzon, ch’a te sí piacque,
e che de l’amor tuo cura non piglia,
dal Re di Cipro è generato, e nacque
per fraude giá de l’impudica figlia.
Ama la bella Dea nata de Tacque,
ella solo il protege, ella il consiglia;
e se ben or se n’allontana e parte,
ama pur tanto lui, che n’odia Marte.