Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/304

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159.Passa tra l’armi ostili, e fulminante
fende la mischia qual saetta o lampo.
Restano addietro e le fan piazza avante
le squadre averse, ognun le cede il campo.
Ella fidando ne le lievi piante,
onde può sempre agevolar lo scampo,
de’ penetrali interni a corso sciolto
spia l’occulto, apre il chiuso, e spiana il folto.

160.Emulo allora in Scaramuzza appella
la sua Guerrera il Principe de’ neri,
ed ecco a prova infuriata anch’ella
precipitosamente apre i sentieri.
Caggion dispersi in questa parte e ’n quella
elefanti e destrier, fanti ed arcieri.
Chi narrar può le stragi e le ruine
che fan le due magnanime Reine?

161.Si fronteggian del pari, e parimente
eguale han forza ed armatura eguale.
Giá giá la bianca il calamo pungente
vibra, e da tergo l’aversaria assale.
Ma se l’una ne muor, l’altra repente
non con fato miglior pére di strale,
e quinci e quindi con mortai caduta
acquistata è la spoglia, e non goduta.

162.De le due Donne i vedovi mariti
cercano allora in salvo ambo ritrarsi,
del gran flagello timidi e smarriti
che guerrier tanti ha dissipati e sparsi.
Pur non d’ogni lor forza impoveriti
possono ancor difendersi e guardarsi.
Tre pedoni, un Arciero, e torreggiante
ha la bella Ciprigna un Elefante.