Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/435

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139.La Dea que’ detti ascolta, e non risponde,
ma tace alquanto, e sta tra sé pensosa.
Pensando va com’aver possa, e donde
quella mirabil erba aventurosa,
dentro le cui bennate e sacre fronde
vive virtú sí singolare ascosa,
ché ritrovar non sa via piú spedita
d’assecurar la vita a la sua vita.

140.Rotto alfine il silenzio, ella gli chiede
in qual parte abbia Glauco il suo soggiorno,
e se volendo ir a cercarlo, ei crede
di poterla condurre, e far ritorno,
tanto che possa poi, quand’egli riede,
a Cithera arrivar l’istesso giorno,
perché convien che per la via men lunga
quella sera medesma ella vi giunga.

141.— Ben che per tutto il mar — soggiunse allora
il Trombetta de Tonde — abbia ricetto,
suol piú ch’altrove, in Ponto ei far dimora,
e per questa cagion Pontico è detto.
Ma se fia d’uopo, andar potrenvi ancora,
e volar per quest’acque io ti prometto.
S’avesse ancor ne l’Ocean l’albergo,
ne l’Ocean ti porterei su ’l tergo.

142.Pur che tu, da cui sol la piaga mia
può salute sperar, mi prema il dorso,
pur ch’afirenato e governato io sia
da sí soave e sí felice morso,
oggi sfidar per la cerulea via
i destrieri del Sole ardisco al corso,
e vo’ del Sol piú presto e piú leggiero
circondar de la terra il cerchio intero. —