Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/494

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175.L’umide luci in prima al Ciel rivolse,
poscia a terra chinolle, e ’n lui l’affisse.
Lo spirto tutto in un sospiro accolse,
e sospirò, perché lo spirto uscisse.
Alfin la lingua dolorosa sciolse
in dolci note amaramente, e disse:
— Misera —, ma sí largo il pianto abonda
che sommerge la voce in mezo a l’onda.

176.— Misera — indi ripiglia — ed è pur vero
che si giri lassú stella sí cruda?
Or godi invido Sol, vattene altero,
che ’l bell’emulo tuo le luci chiuda!
Poco era in braccio al Getico Guerriero
avermi a tutto il Ciel mostrata ignuda,
se ’n strana ecclisse, e ’n fiero aspetto e duro
non mi mostravi il mio bel Sole oscuro.

177.Sei tu (dimmelo Adon) l’Idol mio caro?
Tant’osa, e tanto può Morte superba?
Dov’è de le due stelle il lume chiaro?
A che fiera tragedia il Ciel mi serba!
O giá sí dolce, or dolcemente amaro,
com’ogni mia dolcezza hai fatta acerba!
Ben a Mirra sei tu simile in tutto,
nato d’amara pianta amaro frutto.

178.Io per me giurerei che per dispetto
lá nel foco di Stige e di Cocito
quell’arco tuo malnato e maledetto
temprato fu dal mio crudel marito.
E quel Cinghiai che t’ha squarciato il petto,
di Cipro no, ma de l’Inferno uscito,
tutta entro a sé di Cerbero la rabbia
e ’l furor de le Furie io credo ch’abbia.