Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/57

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187.Presso que’ vaghi e variati velli,
sovr’alte basi a piè de le colonne
scolpite da’ piú celebri scarpelli
v’ha cento statue d’uomini e di donne.
Son d’alabastro i simulacri belli,
lunghi manti hanno intorno, e lunghe gonne.
Ciascuno in man con un parlar che tace
tiene o lamina, o libro, o verga, o face.

188.Di quante Fate ha il mondo havvi i sembianti,
i cui nomi nel marmo il fabro scrisse,
d’indovini, Stregoni, e Negromanti,
Maghe, Lamie, Sibille, e Pithonisse,
e l’opre lor co’ lor piú chiari incanti
in altrettante poi tavole affisse
tra l’una e l’altra imagine distinte
eccellenti maestri avean dipinte.

189.Or de le laute e splendide vivande
chi descriver poria le meraviglie?
Di gemme e d’or con artificio grande
sculte son le vasella e le stoviglie,
coronate di trecce e di ghirlande
e perse e gialle e candide e vermiglie.
Gran tripodi e triclinii adamantini
serbano in ricche coppe eletti vini.

190.Tapeti d’Alessandria al pavimento,
di Persia, di Damasco, e di Soria
facean sí strano e ricco addobbamento
ch’a pena il piè di calpestargli ardia.
Ma di quel vago e nobile ornamento
poco si discernea la maéstria,
che tutti eran di sopra i lor lavori
lastricati di rose e d’altri fiori.