Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/670

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163.Del pari ignuda, e stimulata e punta
da sprone egual, la fiera coppia arriva,
e poi che giá concesso a prima giunta
libero ad ambo il campo è da la Diva,
poi c’han la pelle immorbidita ed unta
col licor verde de la molle oliva,
chinansi a terra, e con furore e rabbia
fregan le mani in su la secca sabbia.

164.Quando d’arida polve ambo pres’hanno
quanto lor basta ad inasprar le palme,
non cosí tosto ad abbracciar si vanno
quelle due senza pari intrepid’alme.
Ma de’ corpi, ch’ai moto accinti stanno,
ferme nel suol le ben librate salme,
da capo a piè da questo e da quel canto
trattengali gli occhi a misurarsi alquanto.

165.Usa ciascun l’industria, adopra ogni arte
per aver ne la luce anco vantaggio,
e sceglie il sito, e ’n guisa il Sol comparte
che gli occhi offenda a l’aversario il raggio,
cercando pur di collocarsi in parte
dove non n’abbia la sua vista oltraggio:
e ’n sí fatta postura il lume piglia
che gli fieda le spalle, e non le ciglia.

166.Volge Membronio al suo nemico il viso,
tien curvo il collo e tien le gambe aperte,
e ’ntento ad avinchiarlo a l’improviso,
larghe le braccia, ed inarcate, ed erte.
Corimbo in sé raccolto e ’n su l’aviso
le man, gli occhi e la faccia a lui converte,
ed indietro col piè, col capo avante
tenta aver ne la presa il primo instante.