Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/671

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167.Lanciársi ambo in un tratto, ed investiti
s’aviticchiár con noderosi groppi;
né polpo a nuotator tra’ salsi liti
tese mai nodi sí tenaci e doppi
come fur quei, che di lor membra orditi,
tentando insidie, e traversando intoppi,
strinsergli insieme in cento modi estrani
con le braccia, co’ piedi, e con le mani.

168.Premer petto con petto ambo vedresti,
e stinco a stinco, e fronte a fronte opporsi,
ambo a prova afferrarsi agili e presti
sotto i lombi, su i colli, e dietro ai dorsi.
Stan cosí buono spazio e quegli e questi,
pur disbrigati alfin vengono a sciorsi,
e con gran giri intorniando il loco
van quinci e quindi, e fan piú largo il gioco.

169.Torna da capo ad affrontarsi e i petti
congiunge insieme la robusta coppia,
e sí forte gli tien serrati e stretti
ch’afferma ognun che giá vien meno, e scoppia:
poi son pur a lasciarsi alfin costretti,
indi pur l’un e l’altro ancor s’accoppia,
e l’un e l’altro, mentre or lascia or prende,
scambievolmente ognor varia vicende.

170.Come in riva palustre o in balza alpina
quando dal furor d’Euro è combattuta
minaccia antica pianta alta ruma,
accenna arbore eccelsa alta caduta,
or la cima frondosa a terra inchina,
or in aito dal vento è sostenuta,
e ’l moto alterno de l’altere fronti
fa stupire e tremare i fiumi e i monti: