Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/677

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191.Una gran fiasca in dono ottien da lei,
opra ben tersa d’acero tornito,
che d’un bel chiaro oscuro in duo carnei
per la man del gran Guido è colorito.
In una parte de’ celesti Dei
dipinto è il lauto e splendido convito.
Ne l’altra una vendemmia ha di Baccanti,
di selvaggi Sileni e Coribanti.

192.Sovragiunge Crindoro, il qual si lagna
del torto ingiusto, e mostra interno affanno,
dicendo che da lui ne la campagna
fu per fraude abbattuto, e per inganno.
Graffiasi il volto, e di bel pianto il bagna,
e vendica nel crin l’ingiuria e ’l danno:
ed accrescono grazia a la beltate
le chiome polverose e lacerate.

193.Ride Ciprigna, e col bel vel sottile
gli asciuga di sua man gli occhi piangenti.
Poi d’alabastro candido e gentile
fa due portar ben grandi urne lucenti,
giá di ceneri sacre antiche pile,
or tutte piene d’odorati unguenti.
— Questi licori preziosi e fini
sèrvanti — disse — a far piú molli i crini. —

194.Dopo le lutte faticose e fiere
la bellicosa Dea prende per mano,
e la vuol seco giudice a sedere
sovra il gran palco che comanda al piano.
Poi fra le genti armigere e guerrere
fa per l’Araldo suo gridar lontano
che chiunque onor brama, in campo vada
a tirar d’armi, ed a giocar di spada.