Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/682

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211.Applaudon tutti allor, ma quando Bardo
giá nel pugno la palma aver si stima,
di lui si duol lo schermidor Lombardo,
e ceder non gli vuol la spoglia opima,
anzi perfido il chiama, ed infingardo,
con dir che rotto il brando avea giá prima
ne l’assalto d’Hesperio, e si querela
ch’egli per fraude il vinse, e per cautela.

212.La fanciulla per man Bardo tenendo,
vuol pur, che come sua gli si conceda.
L’altro per l’altra ancor la vien traendo,
ciascun brama per sé la nobil preda.
Ma le due Dee gli acquetano, imponendo
ch’ancor da capo a tenzonar si rieda,
ed acciò che ’l giudicio alfin non erri,
fan visitar con diligenza i ferri.

213.Per mostrar meglio il ver, la pugna accetta
il Guerrier d’Arno, ancor che d’ira avampi,
ed ecco il ferro allor con tanta fretta
torna il Bravo a rotar, ch’eccede i lampi.
Ma giá de l’altro il Ciel fa la vendetta,
e ’l caso vuol che l’aversario inciampi,
ch’un non so che gli s’attraversa al passo
e ’l piè gli manca e sdrucciola in un sasso.

214.Con la chiave del piè guasta e scommessa
risorge Olbrando da le molli arene,
dolente sí, che ’n mezo a l’ira istessa
al nobil vincitor pietá ne viene,
lo qual cortesemente a lui s’appressa,
a levarsi l’aita, e lo sostiene,
ed obliando le discordie e Tonte
gli forbisce le vesti, e ’l bacia in fronte.