Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/690

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243.Esce dal primo circolo, e va ratto
nel secondo de’ quattro a cangiar posto,
e rimosso quel punto, annulla a un tratto
de la linea nemica il segno opposto,
e con moto minor di quel c’ha fatto
colui, che di ferirlo era disposto,
e del tutto contrario a l’altrui moto,
fa che, se vuol ferir, ferisca a vóto.

244.Quegli allor piede a piede insieme aggiunta,
s’apre in passo di forza e viengli addosso,
e la stoccata séguita, e la punta
porta a quel segno pur, ch’è giá rimosso,
e ’n lui, ma cosí scarso, il ferro appunta
che tocco si può dir piú che percosso.
11 colpo è sí leggier, nóce sí poco,
che riman dubbio a chi rimira il gioco.

245.Ma l’altro a un tempo da la parte aversa,
contraposto d’obliquo a la ferita,
la spalla destra incontr’a sé conversa
gli ha di ferma imbroccata a pien colpita,
e col pugnale intanto gli attraversa
la spada, ch’ai tornar resta impedita;
poi si ritira, e con la sua distesa
ponsi, e col corpo in scorcio a la difesa.

246.Qui fe’ cenno agli Araldi, e non permise
che l’ostinata pugna oltre seguisse,
e la coppia magnanima divise
la nemica degli odi e de le risse;
e fu pari la gloria, e si decise
che di par la mercé si compartisse:
e da Ciprigna in premio e da Bellona
Folgorina ebbe l’un, l’altro Bisciona.