Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/701

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287.Corsero alternamente, e pria Rosano
ben due volte colpí ne la gorgiera.
Corse la terza poi, ma corse invano,
ché la sbarra toccò ne la carriera.
Non fe’ meglio di lui l’altro germano,
che due volte tornò con l’asta intera.
Fallò duo colpi, ed a la terza botta
gli fe’ danno maggior l’averla rotta.

288.Mentre che ’n cento pezzi a la goletta
la ruppe con la man possente e franca,
una scaglia volò, come saetta,
e si confisse al corridor ne l’anca;
ond’a contaminar la neve schietta
di quella spoglia immacolata e bianca
videsi tosto un veriniglietto rivo
per la piaga spicciar di sangue vivo.

289.Di quel caso pietosa e di quel sangue
Venere il tutto ad osservare intenta,
al primo un bel cimiero in foggia d’angue
fabricato di gemme, in don presenta.
A l’altro in vece del destriero essangue
di pel simile a l’ambra una giumenta,
che giá di poco ingravidata, il seno
di parto ancor non ben maturo ha pieno.

290.Specchio e corona de le Frigie stalle,
figlia di bella e generosa madre,
e de le piú magnanime cavalle
scelta per la miglior fra cento squadre.
Nel petto, ne le groppe, e ne le spalle
pomellata è di macchie assai leggiadre.
Da la vivacitá che ’n lei sfavilla
il nome tolse, e s’appellò Favilla.