Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/756

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507.Spianta le selve, e le miniere vota,
e con legni e con ferri il mar affrena
e copulando vien, ben che remota,
d’entrambo i capi l’un’e l’altra arena;
ed acciò che sue machine non scota,
quasi in dura prigion l’onda incatena.
E ’l buon Duce di Guisa in su l’entrata
il varco guarda con possente armata.

508.Tien del Rege costui la vece e ’l loco,
guerrier cui non fia mai chi si pareggi.
Vanne, e sprezza pur l’onda, e sprezza il foco,
inclito Eroe, che la gran classe reggi.
Ben avrai quella e questo a temer poco:
milita il Ciel per te, mentre guerreggi,
e l’un e l’altro orribile elemento
ti favorisce, c la Fortuna, e ’l vento.

509.Mira con qual inganno han mossi i legni
le ribellate e debellate genti,
che portan seco insidiosi ingegni
d’occulti fuochi e d’artifici ardenti.
Ma di toccar sí nobil corpo indegni
scoppiano a vóto i perfidi stromenti.
Volan le fiamme, e ’nsieme il mar confonde
le nebbie, e i fumi, e le faville, e l’onde.

510.Vedi ogni altro vascello irne lontano:
soletto ei si riman su l’Ammirante.
Tutto incontro gli vien lo stuol villano,
ei non lascia però di girne avante;
anzi Principe insieme, e Capitano,
e soldato in un punto, e navigante,
minacciando il nocchier ritroso e tardo,
atterrisce il terror sol con lo sguardo.