Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/104

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mi manderebbe qualcosa ogni volta eli’ io le scrivessi. V. S. mi promise una testa bizzarra: se verrá, gliene porterò obligazione particolare. Intanto vorrei due disegnotti, ma fatti con isquisita diligenza, o in carta turchina o come piú a lei piacerá, per porli in un mio libro di «scelta». In uno vorrei una Galatea sop> a un delfino , in un altro quella medesima Venere assisa in una conca marina secondo il quadro ad òlio ch’ Ella mi mandò. Mando la misura del foglio e per qual verso hanno da andar le figure. Mi scusi della importunitá e mi comandi.

Di Torino [1610?].

LXIir

Al medesimo Intorno allo stesso argomento.

Starò aspettando la testa con la commoditá del pedone che sará l’essibitor di questa e deve ritornar subito. V. S. la potrá ravvolgere in modo che non si strappazzi e patisca. Del disegno accetto la promessa, ma non voglio che vada cosí in lungo. Caro signor Bernardo, io so che quand’Ella vuole è altrettanto presta quanto eccellente. Un di di festa ch’ Ella non può attendere ai lavori ordinari, compiacciasi di spendere un’ora per favorire un servitore tanto antico e tanto affezionato. Dimandai una Galatea ; ma per non darle briga di trovar nuove invenzioni, basterá che V. S. mi mandi una Venere dentro la conca nella medesima attitudine che fu la colorita. Vorrei che fusse in carta turchina illuminata di biacca, ma con isquisita diligenza, perché ha da comparire con molti altri di diversi valentuomini. La misura sará una facciata di questa medesima carta in cui scrivo a V. S., alquanto piú piccola, con la figura per questo verso. E le bacio caramente le mani.

Di Torino fióio?].