Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/115

Da Wikisource.

quello che fo adesso, e tuttavia tengo ’l piede inviluppato nella stoppa.

«Quale gaudium erit mi hi — dicea Tobia, — - qui in tenebris sedeo et lumen coeli non video?». — Ma quella fu una cecitá di baie, cagionata dalla merda d’uno uccello e guarita dal fiele di uno pesce. Che hanno a fare le travegole con abissi di tenebre eterne e piú palpabili di quelle d’Egitto? Insomma pigliate tutte le altre pene antiche, e ritroverete esser stati passatempi e solazzi rispetto alla mia. Barche, piscini, laghi, balene, sterquilini, sepolcri e cataratte, che ho raccontate di sopra, sono un zero al paragone. Aggiungo di piú: che tutte quante le specie di pene che ho mentovate si ritrovano raccolte nella mia, quasi in epilogo, in compendio, in sommario.

La mia ventura credo che sia della razza di quei contadini, che sogliono legar fascine e cacciar somari. Ha accumulato una sarcina di quanti infortuni, suplici, sciagure, pesi, cancheri, crepacuori e cacasangue siano mai, e stati nel mondo; e, messi tutti in un mazzo, n’ha fatto per me un infernetto piccolino, come quel fornellino da cocer pasticci, che sta colá dietro al forno grande: di sorte che io non direi bugia se prorumpessi in quell’apostrofe: «Omncs jluctus tuos induxistí super me».

Diedi titolo d’«infernetto» al luogo in cui mi trovo condennato, ma sappiate che è un infernetto largo e cupo piú della gola di Milambrache. Talché quella sentenza della Scrittura: «Descendant in infemum viventes» niuno 1’ ha meglio osservata di me.

Nell’inferno è la pena del danno e la pena del senso. — Qui la perdita della grazia del prencipe da una banda, e dall’altra tutti i malanni. Lascio la compagnia diabolica de’ malfattori, gli orrori oscuri di una caligine perpetua, l’impressione nell’anima d’una passione continova, il ghiaccio di paura ed il fuoco di rabbia: questi flagelli, per mio aviso, sono altro che sassi, ruote, avoltoi.

Nell’inferno non vagliono punto gli suffragi delle letanie né delle messe. — Qui non mi giovano né anco un pelo intercessioni e favori.