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GIAMBATTISTA MARINO

la cornamusa, ma anche il cullasone. A proposito, non è piú tempo quando Plutone e Astarotte con gli altri satanassi, in sentir una tirata d’archetto o un sonetto con la coda, si liquefacevano in sugo di melangole.

Che domine dunque ho da far io? che partito prenderò? Coverebbe pure il padre Abramo moversi a compassione di quel pover’uomo: «quidam», che «oliai induebatiu- pu> pura et bysso» , ed adesso «seputtus est in inferno», e far che I.azaro metta «ex trentuni digiti sui et refrigeret linguam menni, quia cruciar in line fiamma». Questo Lazaro potrebbe esser il signor vicario Bargeia, che venisse col rilasso spedito, come Cristo nella resurezione: «Solvit eum et sini te ab ire».

Non so ritrovar ripiego né arcigogolo per uscir di questo laberinto. S’io sto cheto, non v’è chi si ricordi di me; se adopro mezzi, son riputato importuno; se prego, non son essaudito; se scrivo, le suppliche sono registrate nel libro dell’Apocalisse, «signaculís septem». Siatemi voi un novo Teseo: porgetemi la funicella del vostro consiglio, se non per insegnarmi come io ho da fare, almeno per impiccarmi ad una forca.

Vi ho detto che sono nell’inferno; ma credo che voi non lo crediate, perché ve ne state a sguazzar la beatitudine della gloria. Voglio perciò raccontarvi una parte della vita ch’ io meno.

In primis alloggio in una camera smattonata e smantellata, esposta (Iddio grazia) alle prime furie del rovaio; talmente che la tramontana mi darebbe la stretta, se non mi appiattassi talvolta dentro una pelliccia, a guisa di Adamo nel paradiso terrestre. Le mura sono tutte istoriate col carbone di geroglifici e di grottesche. Oh che belle figure! uccelli e sparavieri con sonagliere !

Per mio flagello mi trovo in questa stanza senza cacatoio. Piscio senza riverenza dentro una pignata, per penuria de’ pitali ; e accioché le essallazioni delli arabi odori non mi giungano al naso, soglio tenerla coperta con un pezzo di tegola. Questa notte mi si è rotta con un eccidio memorabile, talché mi è stata forza far una nuova metamorfosi, trasformando le pantofole in orinali.