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LETTERE E DEDICATORIE 115

menar la danza trivigiana con la nizzarda; e perché tutti sono di schiatta gigantea, paiono figliuoli della Terra che voglino dar la batteria al cielo della mia lettiera: ma, non ritrovandovi Giove né Marte che faccia mia difesa, dopo che hanno fatto una scaramuccia con le candele e fornito di roder infino gli stoppini, si voltano a dar l’assalto a’ miei miseri e infelici testicoli, i quali, per esser smagriti ed attenuati, da un tempo in qua hanno fisionomia di bottarghe.

De’ cimici non ve ne parlo, perché ve ne sono si bestialmente elefantini che chi pigliasse il dazio delle cuoia ne farebbe un gran guadagno con farne stivali.

Le puttane qui, se non si fanno spiriti, non passeranno per gli spiracoli di questa spelunca o per le fessure di queste ferrate. Per questo bisogna ch’io mi diletti piú della contemplativa che dell’attiva, e che mediante la profonditá di questa speculativa filosofica mi trattenga con Menalca, Menandro, Menelao e Menalippo. Ma la puppola non vuol piú venirmi a vedere. Guardate se si trova stato piú infelice! Una donna ingrata, un amico traditore, un padrone inessorabile. Lasciarò le burle; in questa ultima clausula consiste tutto ’l punto.

Posso ben dire: «Herus mutatus est mihi in crudelem». L’ho onorato con la penna, servito con la persona, e in vece di una buona commenda m’ha dato la podestaria delle carceri. Si contentasse almeno che la mia dimora in questa tomba non fosse piú lunga di quella che feci nel ventre di mia madre; se bene in quella, dopo la quarantena dell’embrione, cominciai a vivere; ma in questa dopo la nona luna posso dire di essere diventato cadavero.

M’ha detto il signor don Emmanuele che l’altro di in tavola publica mi fece un encomio di lodi. «Populus hic me labiis honorat , cor autem longe est a me». Volle pagare il mio Panegirico della medesima moneta. Ora da tutte le circostanze considero la vera sfondolatissima prudenza, e posso ben dire col re d’ Istraele: «Veni in altítudinem maris, et tempesta de eoe lo demersit me».

Voi potreste esser per me come una specie di san Gregorio per Traiano imperatore, liberandomi con le vostre orazioni