Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/124

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GIAMBATTISTA MARINO

ordinario dove abbonda ingegno manca ventura. Ma la veritá è figliuola del tempo e, se bene dalle procelle della fraude pare alle volte sommersa, alla fine risorge a galla. Io non ebbi mai denti da mordere, né, se avutigli avessi, gli avrei rivolti contro chi mi ha onorato e beneficato. Cosi vedess’io punita la malvagitá di chi mi ha insidiato a torto, come la mia penna fu sempre innocente delle punture satiriche, e massime di quelle che vanno a trafiggere i grandi ! Giá la mia innocenza è provata e l’altrui perfidia è manifesta, e spero assai tosto uscir di travagli non solo libero ma glorioso; se non che questo serenissimo signore pretende da me alcune sodisfazioni, le quali io son prontissimo a dargli. Succedendo l’effetto, come è da credere, di questa mia liberazione, il mio pensiero è di ritornarmene subito in Roma a riveder gli amici antichi. Intanto sará parte della cortesia di V. S. baciar le mani in mio nome al signor Paolo Mancini e ad uno ad uno a tutti i signori academici, pregandogli a compatirmi ed a scusare le imperfezioni de’ componimenti, le quali hanno da esser condonate alla sciagura dell’auttore. Forse, risarciti ch’io avrò i danni di questo naufragio, ritroveranno maggiore attitudine in questo debole stromento, ma mi conosceranno però sempre miglior servitore che poeta. Se alcuno dei signori Crescenzi è costi, V. S. gli faccia un’affettuosa riverenza per me, ricordandogli a tener cura di que’ pochi miei arnesi, che rimasero in casa loro, infino al ritorno mio. Ai signori Strozzi, Pancirolo, Avendagno, Falconio e Demessiano invio un milion di saluti, ed a V. S. priego dal cielo salute e prosperitá.

Di Turino [1612].

LXVIII

AL SIGNOR MARCHESE DI VILLA

Lo prega d’ intercedere per la sua liberazione.


Io, da che mi ramento esser uomo, sempre vissi sotto la protezione di V. S. illustrissima o, per meglio dire, che per la sua protezione son vivo, ora nel mio maggior bisogno non me ne sono valuto. Cominciarono le mie sventure quasi ne!