Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/135

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Vorrei bene che si trattasse con ogni sforzo, se fosse possibile, la restituzione di questi benedetti scritti; al che anch’io dal mio canto non cesso d’impiegare tutte le diligenze. Ma vi dico liberamente che quando il serenissimo signor cardinale si compiaccia ch’io venga, senza aspettare il fine di questa cosa me ne verrò subito volando e lasciarò ogni pretensione e, quel che pili m’importa, il frutto de’ miei sudori, senza i quali io diverrò uomo inutile ed inabile a tutte l’altre cose.

Desidero sapere se la serenissima infanta in effetto è gravida e se vi è speranza certa che il serenissimo signor cardinale abbia da restar duca. Intendo che Buffalmacco ritorna ai servigi di cotesta corte nell’ufficio della secretaria. Io non posso recarmi a credere che il giudicio finissimo di un principe tanto savio voglia preferire un cocomero a monsignore Pasquali, suggetto di tanto valore e di tanto merito. Di grazia, salutatelo in mio nome caramente e fategli veder i sonetti che vi mando. Scrivo alla libera e senza ceremonie. E basciando le mani al signore Santi e signore Demissiano ed al signor Cagnano, vi prego dal cielo mille anni felici.

Di Turino [1612].

LXXVIII

Al signor Bernardo Castello

Ricusa di scrivere gli argomenti per la Gerusalemme.


L’opera che V. S. ha per le mani è ben degna del suo valore, ma l’impresa ch’Ella mi propone non è proporzionata alla mia attitudine. Parlerò con quella libertá che m’insegna la mia sincera natura e che mi concede la stretta domestichezza che passa tra noi. Pochi uomini di grido o d’ingegno grande si sono applicati a far postille, annotazioni o scolie sopra libri non composti da loro. Percioché chi può volar con le penne proprie non deve andar mendicando l’altrui, come fece il ranocchio che per correr forte, non potendo da se stesso, si attaccò alla coda della volpe. Io se ben non son tale che possa impromettere di me nulla di buono, ho però data qualche aspettazione

G. B. Marino, C. Achillini e G. Preti, Lettere - 1.

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