Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/136

Da Wikisource.

delle cose mie e vorrei pur corrispondere al concetto che ne ha fatto il mondo, il quale se dopo tanti anni e tanta opinione, sperando qualche scoppio segnalato, vedesse alla fine i monti partorire un topo, dico quattro argomenti sopra la Gerusalemme, avrebbe ragionevolmente materia non solo di scandalo ma di riso. Siami lecito in confidenza di rompere il freno della modestia e di smoderare alquanto in arroganza. Iddio mi dotò, la sua mercé, d’intelletto tale che si sente abile a comporre un poema non meno eccellente di quel che si abbia fatto il Tasso. E s’io dicessi che giá l’ho fatto e che lo farò comparire alla luce riavuti che avrò i miei scritti, non direi forse mentita. E se sará per avventura manchevole in alcuna di quelle parti nelle quali il sudetto è stato singolare, abbonderá forse di molte di quelle condizioni nelle quali egli è stato difettoso. Tanto basti e sia detto con quella riverenza che si conviene ad uomo si grande. Tuttavia ad ogni sci mia paiono belli i suoi scimiotti, e s’io non mi posso in altro agguagliare a quel gran poeta, voglio almeno pretendere di vincere il paragone nch’esser piú matto di lui. Dall’altra parte io vorrei pur servire a V. S. a cui tanto debbo; e credami che non ho maggior disiderio al mondo che compiacerle. Dico adunque che quando Ella si risolvesse di non publicarmi per auttore, ma si contentasse di porvi altro nome, o il suo istesso o d’altro amico suo intrinsico, io mi disporrei di darle questa sodisfazione, in ogni modo promettendo di stracciar poi l’originale. E vorrei ch’essi argomenti fossero fatti non in ottava rima ma in sesta, conforme allo stile del Panegirico ch’io stampai per questa serenissima Altezza, si perché la maniera è piú difficile, si anche per introdur novitá. È vero che il lavoro è lungo ed il tempo è breve, poiché a V. S. corre fretta ed io ho la mente molto occupata d’altri travagli ; ma sforzerò con tutto ciò me stesso ed impiegherò ogni mio studio in darle gusto cosí in questa come in ogni altra cosa possibile alla mia debolezza e conveniente alla mia qualitá, pregandola a voler tagliare il panno secondo la misura del busto. E senza piú. a V. S. bacio caramente le mani.

Di Torino [1613].