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Giacomo Panzirolo mio carissimo amico e consegnarlo in sua mano, che avrá poi cura di mandarlo con altri molti che n’aspetto, senza escluderla però dalla obligazione del Narciso e della Europa con sua commoditá. E bacio a V. S. caramente le mani.
Di Torino [1613 o 1614].
LXXXII
Al medesimo
Ringrazia del Narciso e attende V Europa.
I sonetti ch’io mandai a V. S. furono fatti piú per mostrarle
la prontezza dell’affetto che la vivacitá dell’ingegno. Spero bene,
spedito ch’io sia d’alcune occupazioni che al presente non mi
lasciano vacar in altro, cioè la publicazione d’alcune opere mie
che adesso sono in sul volersi stampare, di far cosa in questa
materia che le dará maggior sodisfazione. Del Narciso di V. S.
io non sono meno innamorato di quel ch’egli si fusse di se stesso;
e si come egli si specchiava nella fontana, cosí io mi specchio
del continovo in lui. Insomma è opera del signor Bernardo e
non degenera dall’altre sue. Se mi manderá l ’Europa per Lorenzo,
mi fará un favor segnalato. E se poi fra qualche tempo vorrá
farmi degno d’alcuno di que’ due suggetti ch’io le scrissi, mi
rimetto alla sua cortesia. Caro signor Castello, faccialo ma con
sua commoditá. E mi comandi all’incontro dove mi conosce atto.
Con che bacio a V. S. mille volte le mani.
Di Torino [1613 o 1614).
LXXXIII
Al conte Guido Coccapani
IN CORTE DEL SERENISSIMO PRINCIPE DI MODENA Chiede disegni dell’Abati e del Gentiioni.
Dopo tante turbulenze scrivo a V. S. illustrissima e la saluto, senza cerimonie, di vivo cuore, supplicandola a pigliarsi un impaccio per me. Ho composto un libro intitolato La galeria ,