Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/141

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è ormai incominciato a chiarire della malignitá furfantesca che mi perseguitava. Piacemi che ’l mio caro signor Stigliani si sia compiacciuto di seguitar la maniera da me tenuta nel Panegirico , e me ne glorio sopramodo; ma ho ambizione ch’egli mi onori di tanto nelle sue stampe, dichiarando esser questo stile introdotto da me. Del resto io ho da fare con esso lui mille pazziuole se mi aspetterá costi, perché in effetto io l’amo sommamente e lo stimo quanto si può e quanto si dee. V’. S. mi favorisca di dire al signor cavalier Zurlini ch’egli ha pur il torto a non rispondere a tante mie. E li scrissi ultimamente per la posta e ne aspetto risposta; e se non si può avere il negozio che giá mi promise, mi basterá la sua buona grazia. Al signor Schidoni mando una disfida capitale; e se vorrá aspettarmi in campo, sappia òhe ha da far meco duello. Armisi pure di lapis e di colori, perché se non supplirá al mancamento passato con qualche cosetta di suo gusto, lo cancellerò dal libro o dirò mille mali del fatto suo negli Elogi de’ pittori moderni , ch’io vo tessendo. All’illustrissimo mio signor conte Alfonzo Pozzo fo mille riverenze, ed a V. S. senza cerimonie bacio le mani.

Da Torino [1613 o 1614].

LXXXV

Al medesimo

Desidera disegni dello Schidoni e del Malosso.


Scrissi giá a V. S. ed ancora non ne ho risposta. Mandai nella sua inclusa un’altra al signor Schidoni, il quale né meno mi risponde. Del silenzio dell’uno non me ne doglio, perché ho riguardo alle sue occupazioni; ma della mutolagine dell’altro, inescusabile, debbo e voglio perpetuamente querelarmi. E se bene io dovrei cancellarlo in tutto e per tutto dall’animo mio, come nemico capitale non dico della cortesia ma della civiltá, non degnandosi di rispondere alle lettere, se non di corrispondere all’amore; tale e tanta nondimeno è la forza della virtú, che l’amo tuttavia, o per dir meglio amo non lui, ma in lui il suo