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156 GIAMBATTISTA MARINO

difficili e con mediocritá. Sommi, perciocli’egli è della natura del fuoco, che, sdegnando di restare agli altri elementi inferiore, s’inalza a le parti piu sublimi. Difficili, percioché da’ pericoli e dalle difficoltá grandi nascono i grandi onori, si come da’ piccioli nascono i piccioli e leggieri. Con mediocritá, per fuggire i due termini estremi : quinci della pusillanimitá e dell’abiezione, quindi dell’audacia e dell’arroganza. Or chi non vede come ai tre punti sopradetti tre qualitá singolari dell’aquila rispondano ottimamente? Prima l’aquila è simbolo degli onori, grandi, perch’ è di tutti gli uccelli reina e di tutte le campagne dell’aria signora; oltre l’altezza del suo volo, con cui, sormontando le cose basse, uccello piú tosto del cielo rassembra che della terra. Taccio l’essere augurio di dignitá, come fu ad Enea del regno d’ Italia, a Mario di sette consolati, a Cesare della vittoria farsalica e ad Augusto dell’imperio romano. Anzi presso gli antichi fu figura di monarchia, poich’essendo nel parto fecondissima, un solo però de’ suoi polli nutrisce, che per prova fra gli altri conosce piú generoso. Ha poi anche per naturale inclinazione d’ambire gli onori difficili, percioché solo con gli animali feroci combatte. Dilettasi d’atterrare avoltoi, di lacerar vipere, d’assalir dragoni, d’affrontar serpenti; ed al contrario degli altri uccelli che volano al cielo per strade torte ed oblique, sola alle sfere per via diritta se ne passa. Se finalmente il magnanimo è tutto umano, dimostrandosi tale che ciascuno speri in lui e niuno tema di lui, l’aquila ancora è benignissima, se vogliamo credere ad un notabile essempio che ne narra Pierio Valeriano: che mentre una innocente vergine di Lacedemonia era in procinto d’esser sacrificata, un’aquila rapi di mano al sacerdote il coltello. Ecco adunque eli ’essendo stato della figura dell’aquila segnato lo scudo di Y. S. illustrissima, bisogna senza dubbio conchiudere che non altro si sia voluto o potuto significare che questo raggio della magnanimitá, propria dote di lei e di tutti i suoi.

Il nono raggio è la liberalitá, la quale essendo compagna della umanitá e della clemenza attrae, come afferma Cicerone e Saiomone prima di lui, con volontarie catene d’obligazione la benevolenza di coloro a cui si dona. Il pregio di essa si può ben