Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/17

Da Wikisource.

LETTERE E DEDICATORIE II

Il dialogo del Tasso è ancora in mio potere, ché per la stessa cagione della mia assenza non se n’ ha potuto far nulla. Oltre di ciò è venuto di nuovo un ordine di monsignore che gli originali restino dopo l’impressione in mano dello stampatore; e perché so quant’ Ella sia zelante di questa copia, è necessario ch’io la trascriva, il che appunto sto facendo. Il memoriale è giá spedito e la stampa mi sollecita: pure se a lei piacerá ch’io la rimandi, potrá avvisarmi a chi ho a consignarlo, perché subito gli sará dato. Potrá far fede di questa mia assenza, e che non sia scusa, il signor Ascanio Pignatelli, con cui in Nola ho soluto avere il di un dolcissimo passatempo, senza il quale io mi sarei sentito morire. Quivi ho fatto alcune fatiche delle quali le farò parte. Mi son messo in alcune egloghe picciole ad imitazione di quelle di Virgilio, parte in verso sciolto e parte in quello stile che usa il Tasso nell’Aminta, in versi rotti e intieri, e tra volta e volta quando vi può cader la rima senza regola ferma. E perché la maggior parte degli amici mi dicono ch’io ci farò qualche cosa di buono, io ci sto attorno del continuo e forse il modo non li dispiacerá. Sto anche affaticandomi su La staffa, perché questi signori vogliono in ogni modo ch’ella si vegga: spero assai presto inviarlela. Ora le invio alcune composizioni in lode della signora Peretta, la quale mi comandò ch’io procurassi. Ne ho scritto a molti amici e ne aspetto in gran numero. Gli auttori per buona sorte s’han trovati quest’ora cosí fatti e buoni in bottega. Se la cosa andará avanti, non mancará chi ci lavori e ci sudi. Potrá degnarsi darmi avviso del tutto, accioché possiamo riscaldar il negozio e metterci le mani ancor noi.

Le rime del Valignano a me sarebbero carissime, quando a lei pur piacesse farmene degno, percioché il maggior desiderio ch’io mi abbia è di dar compimento quanto prima a questa benedetta scelta, nella quale intendo di far conoscer al mondo qual sia l’animo mio verso lei, a cui tanto debbo quanto è impossibile poter sodisfare. E con questo, bacio a V. S. illustrissima le mani.

Di Napoli [1594].