Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/18

Da Wikisource.

XI

Al medesimo

Intorno al medesimo argomento.


Per fuggir le cerimonie, le quali sono da ogni mio pensiero lontane, ma piú per servire V. S. illustrissima a cui tanto debbo, m’ingegnerò per lo innanzi di scriverle e piú spesso e piú laconicamente. Per ora adunque basterá dirle che ’l dialogo del Tasso quanto prima sará tirato, cioè subito che si dia fine ad alcuni fogli che avanzano d’un’opera di matematica, che ora tengono in mano gli stampatori; il che sará fra pochissimi di. Ed impresso lo manderò a lei volando. Cosi potess’io impiegar la diligenza della mia servitú in cosa piú importante e di maggior sua sodisfazione. Fra questo inezo finirò di trascriver la scelta, e poi mi risolverò se debba venire a servirla in persona o trovar commoditá di mandartela ; e del tutto l’aviserò. Con questo, bacio a V. S. illustrissima mille volte le mani.

Di Napoli [1594].

XII

Al medesimo

Intorno al medesimo argomento. Loda un sonetto del Manso, invia un sonetto in morte della contessa di Castel di Sangro, e dá notizie della Cinzia di Carlo Noci e di una scelta di rime di vari autori.

Ancorché le mie lettere non siano a V . S. illustrissima necessarie per dichiarazione o fede delPamore e riverenza ch’io le porto, essendole (per quanto io mi stimi) il mio animo puitroppo chiaro, crederei nondimeno ch’elle fossero necessarie per mostrarle sempre piú fresco il mio obligo e sempre piú pronta la volontá c’ho di servirla. Ma ’l suo merito ch’ è infinito non può prender sospetto nel mio silenzio, percioché se bene in me non è virtú alcuna, non può però la mia memoria nodrirsi se non del ricordo de’ virtuosi cavalieri suoi