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CXI

Al medesimo

Intorno allo stesso argomento, e promette di scrivere al Ciotti pel Benamati.


Aspetto con disiderio le considerazioni di monsignor Maccanelli intorno dM Essami ria, perché so che da intelletto tale non possono se non procedere cose esquisite. Compiuta che sará la nostra Replica , ne manderò a lei quante Ella vorrá, perché avrò caro che si diffonda per tutto. Che le mie Sacre dicerie non piaccino a quel tisicuzzo non me ne maraviglio, perché non ha naso da fiutar rose ed in si fatte materie scritturali egli non vi pesca. Scriverò al Ciotti in bona maniera e scriverá a V. S. come debbe, se bene in effetto non so se sia vera la sua carcerazione, perché son parecchi giorni che non mi scrive. Mi rincresce che per far questo ufficio mi bisognerá aspettare qualche giorni, poiché per cagione di questi strepiti d’armi il commercio non corre libero ed il corriero che va a Vinegia non passa cosi spesso come soleva: farollo subito che si potrá. Ed intanto bacio a V. S. cordialmente le mani.

Di Torino [1614].

CXII

Al signor cavalier Andrea Barbazza

Gli invia gli augúri pel suo matrimonio, promettendo un componimento poetico.

Sia nella buon’ora lo sponsalizio di V. S. Credami ch’io ne sento tanta allegrezza quanta sentirei di qualsivoglia mia prospera fortuna. Circa le poesie non occorre tra noi fare tanti preludi. Sa ben Ella l’auttoritá che ha sopra di me ed io conosco benissimo gli oblighi miei. Ho ambizione di onorar la mia penna di si fatto suggetto. Ma con esso lei non bisogna strappazzare il mestiere, né passarla a piede asciutto con un semplice sonettuzzo. Per un sonetto lo potrei mandare adesso calilo calilo, ma sarebbe di quelli della bottega, cioè di quelle scarpe che