Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/182

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stanno bene ad ogni piede d’una medenia forma. Il mio desiderio è di fare qualche cosetta che abbia garbo; ma nella presente congiuntura non è possibile, perché non ho né vena né tempo. Poiché il termine non è cosí breve, andrò pensando come servirla; e intanto mi scriva sempre, perché non posso ricevere consolazione maggiore. Desidero sapere se V. S. si sia licenziata affatto dal serenissimo signor cardinale e se monsignor Pasquali e il Demissiano si ritrovano tuttavia in quella servitú. E con tal fine le auguro felicissime nozze con ogni accrescimento di grandezza, ed al signor conte Alessandro suo zio bacio mille volte le mani.

Di Turino [1614].

exin

Al medesimo

Si rallegra di nuovo del matrimonio, si lagna degli errori onde sono in farcite le Rime, e accenna alla polemica col Carli.

Mi rallegro del matrimonio conchiuso, ma mi doglio di non averlo inteso prima che si effettuasse; e pur V. S. promesse di darmene avviso, ed io ne ho scritto per ogni posta al signor Rabbia per poter essere a tempo con qualche componimento. Or, poiché íacta est alea , Ella si avrá pazienza s’io non la servo cosi presto, ché cosí avrò cominoditá di maturar meglio il suo pensiero, riserbandomi a farle vedere in breve stampata la sollennitá delle sue nozze nel libro de’ miei Epitalami.

Rincrescemi che costá sia capitato il volume delle mie Rime , non dico stampate ma assassinate per le tante e si grosse scorrezioni ; ed io per me quanti me ne vengono in mano tanti ne do al fuoco, e cosí farò infin che non si ristampino come si conviene. Quella picciola dimostrazione della mia devota osservanza, che in esse ha veduta, è scintilla della fornace, stilla dell’oceano, scarsissima recognizione degl’ infiniti oblighi miei. Vorrei pure che una volta s’accommodassero queste partite tra piamontesi e mantovani, per poter venire a rivederla, a servirla ed abbracciarla.