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CXIX

A I.A ILLUSTRISSIMA ED ECCELLENTISSIMA

MADAMA LA MARESCIALA D’An’CRA Dedica ilei Tempio (Lione, 1615).

Fu da Marco Marcello nell’antica Roma edificato un tempio commune alla virtú e all’onore in si fatta guisa, che non si poteva pervenire a questo se prima non si passava per quello. E tale appunto voglio io che sia il tempio alzato dal mio basso intelletto a perpetuo testimonio piú tosto di divota venerazione che d’ambiziosa ostentazione; percioché se bene è sacro alla Maestá cristianissima di madama la reina, vero simulacro della grandezza e della gloria, sará nondimeno dedicato parimente a V . E., espresso ritratto della bontá e del valore. L’onore è compagno e seguace della virtú, di cui quantunque per lo piú soglia dimostrarsi nemica la fortuna, pur non si può negare che non le sia soggetta; onde, impaziente di questo dominio, procura sovente con tutto il suo sforzo d’ insidiarla. Non altro insomma voleva dinotare la misteriosa significazione di quel tempio se non che non si ottengono gli onori senza le fatiche. Il che si comprende chiaramente in V. E., delle cui fortune è stato padre il suo merito istesso; talché se nell’ una s’adoinbra la figura dell’onore, nell’altra si rappresenta l’imagine della virtú. Per la qual cosa io stimo che si come difficilmente si può entrare ne’ penetrali della grazia di Sua Maestá senza il mezo della sua introduzione, cosi qualsivoglia tributo d’ossequio che si rende all’ima come a padrona debba esser ancora partecipato all’altra come a ministra. Conveniva adunque che nel frontespicio di questo mio Tempio fusse scolpito il nome di V. E. si per la sudetta cagione, si anche perch’Ella stessa è un vivo tempio di divinitá in terra, né altrove meglio si possono sacrificar gli scritti alla immortalitá che nell’altare delle sue lodi.

Eresse Pompeo il Magno un tempio a Minerva con l’effigie di quella dea armata dell’egida e dell’asta, e d’ogni intorno vi