Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/193

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Una delle maggiori maraviglie di quel tanto celebrato tempio di Diana in Efeso era l’aver fitti i suoi fondamenti sopra il limo palustre. Né minor miracolo in effetto sarebbe se questo Tempio , fondato anch’esso sopra il vilissimo fango del mio stile caduco e delle mie carte fragili, potesse reggersi contro l’ ingiurie degli anni. Se non che da cotal dubbio l’assicura la salda base della protezione di V. E. non discompagnata da quella dell’eccellentissimo monsignor il marescial suo consorte.

Stupenda fu quella machina versatile fatta da Caio Curione, dove, a somiglianza del mondo che in un sol orbe contiene due diversi emisperi congiunti, racchiudeva due spaziosi teatri in un sol teatro, mentre dopo i primi spettacoli del mezogiorno, volgendosi in giro i legni della scena sospesa e librata sopra due cardini volubili, e portando senza alcuno strepito o impedimento gli spettatori attorno, venivasi ad incontrare l’un semicircolo con l’altro e, serrandosi entrambe le corna tra se stesse opposte, formavano un perfetto anfiteatro in cui si rappresentavano la sera del di medesimo nuovi giuochi differenti. Ma non meno stupenda spero che debba essere la struttura del mio Tempio , fortificata sopra due poli cosí ben fissi e sopra due colonne cosí ben fondate che non temono i crolli del tempo né della morte, come sono amendue l’ Eccellenze Vostre. Piaccia alla divina bontá, si come ha fatto l’uno e l’altra in ogni lodevole ed egregia condizione singolari, cosí sempre piú con la sua santissima grazia accrescerle ed essaltarle.

Di Lione, a di 15 di maggio 1615.

CXX

Al duca Ferdinando di Mantova

Invia II tempio e chiede commendatizie per Parigi.


Or ch’io sono in parte dove non posso dubitare che le mie lettere vadano in sinistro, vengo con tutto l’affetto del core a ricordare la sincera e divota servitú mia a V. A.; al quale ufficio non avrei lasciato di sodisfare per l’addietro del continovo, se