Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/197

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e percioehé aveva certi orecchini lunghi piú d’un braccio, giudicava che fusse buona da communicarle i suoi secreti. Aveva piu anni che la sibilla; e se non che nell’arca di Noè non entrarono si fatti animali, avrei giudicato che fusse il primo originale di quella schiatta. Fu cavalcata un tempo da Galieno protomedico, ma io per me stimo che piú tosto gli servisse per essemplare della mummia perfetta overo per imparar notomia, essendo tale che le si potevano annoverar tutti i muscoli. Da lui gli fu giá mozza la coda; ma il pelo, cresciutole in quella parte di bel novo, le aveva fatta una sopracoda. Alcuni portavano opinioneche fusse quella del Florimonte descritta giú dal Bernia, ma io alla fisonomia avrei detto piú tosto esser quella che portò il Caporali in Parnaso. Ella se ne venne tutta cascante di vezzi : portava per ciancia la lingua in fuori e con un’amorosa trascuragine di se stessa vedevasi andar negletta ad arte, con tre ferri manco, senza pettorale e senza groppiera. Io le montai a cavalcioni e presi a menar bestialmente le gambe; e la mia prelibata, che somigliava la nave di Squarciabucco, dopo l’aver senza reverenza dato segno di partire col cannone di poppa, incominciò un spezzato che in men d’un’ora tutto quanto mi ruppe. Al collo disteso e alla testa bassa pareva che sempre volesse bere. Credo che avesse ancora la pisciacalda e patisse d’arenella e, perché «in evacuationibus plurimum deleciatur natura», per ogni cantone a dispetto del mondo voleva fermarsi a dar quattro sbruffatine. Il padrone la chiamava «carogna», ma io le posi nome «la sposa», percioehé camminando su le punte de’ piedi faceva spesso quella danza che si dice il «conto dell’orco»; e quando le veniva in fantasia qualche moto proprio o quando io piú del solito la speronava, metteva un saltetto e sparava una leggiadrissima coppia di calci. Per la qual cosa mi avvidi ch’ella era fantastica, colerica, maninconica e tutta logora da soprosi e da cancari. Onde bisognava aver ben l’occhio a pennello, non giá perch’io dubitassi della sua buona intenzione, ma perché le gambe le facevano «nicola nicola». Levossi intanto la furia di certo rovaio terribile con impeto tale, che non solo faceva assiderare le membra ma portava via di peso gli uomini; onde mi