Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/204

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d’andar sempre stivalati e speronati ; e questa è pure una delle stravaganze notabili, perché tal vi è che non ebbe mai cavallo in sua stalla né cavalcò in sua vita, e tuttavia va in arnese da cavallerizzo. Né per altra cagione penso io che costoro sian chiamati «galli», se non perché appunto come tanti galletti hanno a tutte l’ore gli sproni a’ piedi con certi stivaletti cavati dalla forma di quelli di Margutte, e d’avantaggio sopra gli stivali calzano le pianelle. Ma in quanto a me, piú tosto che «galli»doverebbono esser detti «papagalli», poiché se ben la maggior parte, quanto alla cappa e alle calze, vestono di scarlatto si che paiono tanti cardinali, il resto poi è di piú colori che non son le tavolozze de’ depintori. Penacchiere lunghe come code di volpi, e sopra alla testa tengono un’altra testa posticcia con capelli contrafatti e si chiama «parucca»; onde a chi n’afferrasse uno per lo ciuffetto intenderebbe quello che intervenne al satiro con Corisca. Che ne dite, don Lorenzo? Anch’io per non uscir dell’usanza sono stato constretto a pigliare i medesimi abiti. O Dio’, se voi mi vedeste impacciato tra queste spoglie da mania lucco, so che vi darei da ridere per un pezzo. In primis la punta della pancia del mio giubbone, passando per sotto i campanelli, confina con le natiche. 11 diametro e della larghezza e della profonditá delle mie brache noi saprebbe pigliar Euclide. Per ritrovar la traccia della brachetta vi bisognarebbe un bracco da quaglie, overo spedire un commissario delegato e farvi la perquisizione della Vicaria di Napoli. Fortificate poi di stringhe a quattro doppi, talché se per maladetta disgrazia mi assaltassero le furie della cacarella, prima che io mi fossi dislacciato, il prior di Culabria averebbe fatto il corso suo. Due pezze intiere di zendado sono andate a farmi un paio di legami, che mi vanno sbattochiando pendoloni fino a meza gamba con la musica dei tif taf. L’inventor di questi collari ebbe piú sottile ingegno di colui che fece il pertugio all’ago. Sono edificati con architettura dorica ed hanno il suo contraforte e ’l rivellino attorno: giusti, tesi, dritti, tirati a livello; ma bisogna far conto di aver la testa dentro un bacino di maiolica e di tener sempre il collo incollato come se fosse di stucco. Calzo certe scarpe che paiono