Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/229

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Mi reco adunque a ventura, e ne ringrazio la fortuna, che la cosa passi cosí e che mi abbiano disobligato a questo modo, poiché ciascun di noi ha fatta la parte sua, io con la mia esibizione sodisfacendo al mio debito, altri col mancamento della promessa dando a conoscere al mondo che per esser principi bisogna nascerci. La mia fatica spero che viverá a dispetto di coloro che vorrebbono se non ammazzarla almeno sepelirla; e perciò priego V. S. a non se ne pigliar piú travaglio, poiché la diligenza fin qui usata è soverchia. Starò aspettando tempo e commoditá da potere effettuare qualche mia deliberazione intorno alla impressione del detto libro, percioché al presente, non essendo io pagato della pensione per la lontananza della corte, non ho modo da farlo. Intanto poich’io mi risolvo di sopportare in pace tutte le dannose conseguenze che mi reca questa tardanza, contentisi anche V. S. per amor mio di aver pazienza infino a tanto che mi sia possibile eseguire l’accennata determinazione, che, se piace a Dio, non andrá molto in lungo.

Ho sentita come propria la perdita della sua signora madre, della quale non mi affatico in consolarla per non offendere la sua prudenza, a cui s’appartiene considerare quanto invano si piangano quelle sciagure che sono irremediabili. Anch’io confesso d’aver sentita, se ben con altre circostanze, qualche rnartellatina nel cuore di tormento ben acuto per la stravagante risoluzione di questa scioccarella, la quale una domenica, sotto pretesto di volere andare a messa, fatto il suo fagottino di tutto ciò ch’io le aveva donato, se ne parti senza dire adio. Passarono dieci giorni senza ch’io n’avessi novelle, e tutto questo tempo, come ho poi saputo, dimorò con sua sorella, la quale per invidia o per dispetto le fu consigliera in questo affare. Finalmente, pentita d’un tratto cosí villano, ritornò a casa piangendo, dove viene quasi ogni giorno, usandole io ogni altra cortesia, eccetto il riceverla come prima; alla qual cosa non ho voluto consentire e rendo infinite grazie al Signore Iddio che mi abbia insperatamente liberato d’un debito tale. Forse conoscendo egli quanto a torto mi furono tolti i miei danari in