Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/23

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Priego fra questo mezzo V. S. che meco le piaccia di continovare cotali favori, da’ quali io trarrò chiarissimo argomento ch’Ella mi ami, si come procurerò sempre occasione che debba fare. E sopra tutto essere cosí cortese nel comandarmi come è nel favorirmi, assicurandola che sempre troverá in me altrettanta prontezza in servirla quanto in me obligo e desiderio.

Il signor Pera risaluta V. S. ed io pregandole dal cielo ogni felicitá le faccio riverenza.

Di Caiazzo, li xxv di marzo mdlxxxxviii.

XV

A don Matteo di Capua principe di Conca

Prigioniero nelle carceri della Vicaria, si rivolge al suo protettore per riavere la libertá.

Magnanimo signor, giá volge un mese che mi trovo sepolto in questo inferno, e per quanto conosco, è un mal paese.

E vi son pene tal, se ben discerno, che ’l miser Radamanto né Minosso registrate non l’han nel lor quinterno.

Vi giuro in buona fé che piú non posso star saldo a si gran soma di tormento, che il ciel facchino mi scarica adosso.

S’avessi renegato il sacramento, o m’avessi lasciato in man de cani lo manico spuntar de l’ instrumento;

s’avessi fatto un prezzo de cristiani, e congiurato contro il re di Spagna, o servito per spia de luterani;

s’avessi armato cento anni in Campagna, e fatto peggio che non fe’ lo Sciarra, ch’a un colonnel fe’ volger le calcagna;

s’avessi avuta parte col Navarra, o con quel drago eh ’a si grosso stuolo de marrani poltron tolse la sbarra;

G. B. Marino, C. Achillini e G. Preti, Lettere - i.

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