Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/254

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diletta e dilettosa Partenope; ma da indi in qua nel nostro secolo a pochi altri, salvo Aminta e Nlirtilla, è stato permesso d’accostarvi degnamente le labra. Havvi oltracciò tra l’una e l’altra sampogna tanto di differenza: che quella fu inventata da un avversario e competitore del celeste Apollo, questa è opera d’un famigliare e devoto di colui che in terra lo rappresenta. Pan, celebrando gli amori della sua trasformata ninfa, la compose di canna fragile e con fragilissima cera la congiunse; io, consacrandola al nome d’un personaggio immortale, posso dire d’averla fabricata d’eterno e solido diamante. Egli, confidatosi nella melodia di quella, osò di disfidare l’istesso Apollo con arroganza; ma io, diffidatomi del proprio merito, vengo a dedicarla a V. A. con umiltá. E con umilissima e profondissima reverenza per fine di questa me le inchino.

Di Parigi, adi 15 di gennaio 1620.

CL

Ai. signor Claudio Achillini

Abbozzo della lettera che segue.

Per dimostrar forse l’eminenza del vostro spirito, vi lasciate tanto trasportar daH’alTetto, lodandomi in guisa ch’io conosca la loda trapassar di gran lunga la capacitá de’ meriti miei. Questo mi fa doppiamente vergognar di me stesso, se ben certo debbo prenderlo senza alcun sospetto d’adulazione, perché da animo cosí candido come è il vostro, quando si lascia cadere in passione di parzialitá, non si può sperare altro che giudicio sincero. Colui che loda freddamente ed a bocca secca panni che discopra malignitá di cuore: lodando si bene come fate voi, date ad intendere a chi legge e a chi ode che sapete eccellentemente lodare anche coloro che non sono lodevoli. Comunque sia, s’io dicessi che Tesser lodato non mi piace, senza dubbio mentirei, ché la loda è una musica che diletta a tutti e un in canto ch’agli aspidi istessi per ascoltarlo farebbe cavar la coda dell’orecchio. Però il vulgo de’ poeti correnti non dovrebbe