Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/277

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niarrabbio, poiché veggo che va a fine d’ irritarmi lo sdegno e la nemistá di tutti i begl’ ingegni, avendo giá tentato di far l’istesso ufficio con altri dando loro ad intendere il falso.

Dico adunque ch’io stimo sommamente la virtú e l’alTezione insieme di cotesto gentiluomo, il qual non avendo io mai conosciuto di persona né avendo mai letti i suoi scritti, non può persuadersi ch’io abbia voluto lasciarmi trasportare a pungerlo senza occasione. Lo stimo, l’amo e l’onoro e cosí prometto di far sempre, richiedendolo l’obligo mio, s’egli è vero (come credo e com’Ella mi testifica) ch’egli parli bene di me.

Dichiaro adunque e protesto che quanto io scrissi figuratamente in quella lettera della Sampogna non fu per lui né per altri, ma per alcuni scrocchetd sfacciatelli troppo ben conosciuti da me, i quali, dopo Tessersi serviti de’ miei concetti e de’ miei versi, per fare il bravo e spacciarsi per valentuomini, hanno in sui cantoni dette cose indegne della qualitá mia.

Tanto mi par che basti avere accennato in discolpa della mia innocenza ed in disinganno della sua opinione. Ed a lui ed a lei bacio unitamente le mani.

Di Parigi [1620].

GL VI

Al signor conte Fortuniano San Vitali D á conto della sua buona fortuna in Francia.

Brevemente vi replico che il pachetto mandatomi per via del signor Cavalca si è perduto, e me ne rincresce. Ma non so che farvi. Ho ricevute le teste degli otto ritratti del Vico e ve ne rendo molte grazie. Ora starò aspettando il libretto che dite e i due quadri promessi, i quali, di grazia, fate che vengano ben coverti di tela cerata, accioché dalle piogge non sieno guasti. Quanto alle calzette, voi siete entrato meco in certe puntualitá, che da una parte mi hanno turbato, dall’altra mi hanno fatto ridere. Io con coloro che amo da dovero procedo alla libera e confidentemente, né guardo a si fatte sottilitá. Ma trovo che voi