Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/283

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che mi si fará pagare in Roma, purché io dia di qua qualche passata ogni due anni una volta. Ho determinato adunque a primavera, piacendo a Dio, senz’altro ritornarmene a cotesta volta e, passando di Bologna, pretendo che mi si apparecchi la mia solita camera in casa vostra, percioché non voglio alloggiare altrove. Avrei effettuata questa deliberazione molto prima, ma mi hanno dairessecuzione di essa distornato le passate guerre, e ora mi ritiene la stampa di questo poema e di un volume di lettere, che non saranno forse ordinarie. È diviso in lettere gravi, famigliari, amorose e burlesche, ed in esse non mi scorderò d’onorarvi gli amici, ma spezialmente voi che siete tra’ cari il carissimo.

Vi rendo infinite grazie della cortese commemorazione fatta di me col serenissimo di Mantoa, a cui mi confesso debitore della vita istessa e ne lascerò presto qualche memoria al mondo. Ora vi priego caldamente a volervi abboccare col signor conte Guido Fepoli, subito che costá sará giunto, e favorirmi con esso lui in un affare di ch’io l’ho pregato. Ho scritto al Rabbia che mi faccia fare alcuni quadretti da cotesti valentuomini bolognesi per mettere in una galeria che fo fare in Napoli, e gli ho mandato la misura. Ma perché dubito che le cose non sieno per andare in lungo, faccio voi mio agente e paziente in questo negozio, accioché abbiate cura con esso lui di sollecitargli. Aspetto l’aviso de’ prezzi e, subito ricevuto, rimetterò il danaro in man vostra o di esso signor conte. Non son piú lungo perché ho fretta. Amatemi, scrivetemi e commandatemi. E con tal fine a V. S., alla signora consorte ed al mio signor conte Alessandro fo mille riverenze. A’ signori Campeggi, Preti, Rinaldi e Capponi bacio le mani.

Di Parigi [ 1620] .