Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/287

Da Wikisource.

dissegni, a questa mia affettuosa osservanza verso la sua bontá si accrebbe anche il debito della obligazione. Veggendo finalmente che Vostra Paternitá, non contenta di ciò, ha voluto all’altre benigne dimostrazioni della sua volontá generosa aggiugnere lettere cosi cortesi, dandomi parte e de’ suoi studi e de’ suoi pensieri tutti gloriosi e tutti magnanimi, non posso se non cedere a tanti eccessi d’umanitá e rimanerne del tutto confuso. Crederei però d’esser ingrato alla mia fortuna, mancatore a me stesso e poco conoscitore del valore di Vostra Paternitá, se non procurassi per tutte le vie di conservarmi il favore della sua grazia, della quale tanto mi onoro quanto d’esserne onorato debbo vivere ambizioso, e di ringraziarla insieme dell’uno e dell’altro effetto, si come fo di vivo cuore con questa. Questa adunque sará una semplice ma efficace cautela di mia mano, in cui me le confesso e professo debitore, onde qualunque volta le verrá occasione di commandarmi potrá farlo in vigor di essa con ogni auttoritá.

Se le pitture che Vostra Paternitá mi accenna verranno, le conserverò nel mio museo come trofei della sua liberalitá, e farò che la mano della gratitudine, invece di saldar le antiche ragioni, registri nel libro della memoria questa nuova partita a conto degli altri debiti miei, sforzandomi oltraciò con alcun publico testimonio (purché tanto vaglia la mia penna) di consacrarne la fama alla immortalitá della gloria. E senza piú a Vostra Paternitá bacio riverente le mani.

Di Parigi [1620],

CLXIII

Al medesimo

Ringrazia dell’invio di un San Giovanni e chiede una Giuditta del Bronzino.

Due altre mie ho scritte a Vostra Paternitá, accusandole la ricevuta del quadro e rendendole le dovute grazie del generoso dono che me n’ha fatto. Ma perché dubito ch’elle non sieno andate in sinistro, avendole indrizzate a Vinegia dove io credeva