Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/299

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vostra amicizia, con patto che insieme con l’avvertimento degli errori mi promettiate anche la vostra protezione. Dello stato mio altro non so dirvi se non che dopo ch’io son diventato ricco mi son trasformato in asino. Intendetemi sanamente, perché parlo quanto alle parti dell’animo e non delle membra del corpo. Io non ho ancora veduta V Erottila, perché «magnum chaos distai inter nos et vos», e di si fatti libri piccoli qua non ne vengono se non vi son lanciati con la balestra. Se me ne manderete un essempio, la leggerò con gusto. Scrivo in fretta e non vorrei mai finire, ma spero in breve, piacendo a Dio, di rivedervi almeno per qualche mese. Intanto scrivetemi, amatemi e comandatemi.

Di Parigi, adi 5 di gennaio 1621.

CLXXI

A don Lorenzo Scoto

Insiste per l’ invio dei quadri del Brandii!, e lo prega di mandargli alcune robe per mezzo del Cardinal di Savoia.

Da un mese in qua ho scritto quattro volte a V, S., e non ho ricevuta altra risposta che una sola, dove dice che presto mi aviserá del séguito circa i quadri del Brandino. E perché questa è cosa che mi preme e non vorrei ch’andasse in fumo, torno a pregarla che vi usi ogni diligenza, accioché sieno spediti presto e non lasciarsi dar delle canzoni. Circa il pagamento aspetto l’aviso suo, avendomi scritto ch’egli giá si contentava di ducatoni trentasei e che gli avrebbe data la caparra.

V. S. mi scrisse ancora che il signor Francesco Musico aveva intenzione di mandarmi non so che, e che avrebbe consegnato il tutto a Leandro. Ancora i comici non son comparsi; ma quando saranno arrivati, mi chiarirò se egli ha parlato dadovero o se spaccia delle chiacchiere.

Il mio ritratto finalmente pervenne in mia mano, ma mediante pecunia, poiché se bene il Purbis non si volse dichiarare interessato, fece nondimeno che il suo giovane riscotesse i soldi.