Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/305

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di lettere, le quali faranno gran riuscita (e voi lo vedrete), massime le burlesche. Lascio poi mill’altre opere mie che tutte saranno al vostro comando, e di ciò siatene certo.

Ultimamente sento ancora disgusto di questa furberia per rispetto del povero Paccardo, il quale impiega in questa impressione molta quantitá di danari e non merita d’essere assassinato a questo modo. Starò per lo seguente ordinario aspettandone da voi piú particolare aviso. Ed intanto vi bacio le mani, salutando caramente il padre Berti.

Di Parigi [1621].

CLXXV

A don Lorenzo Scoto

Discorre delle lodi che si fanno nell ’Adone del principe Tommaso di Savoia, dal quale desidererebbe un pubblico attestato di benevolenza.

Son vostro creditore di tre risposte, ma perché veggo che in tanta lontananza la maggior parte delle lettere si perde, non me ne turbo. Ora tralascio le cerimonie e vi do avviso della mia salute e della mia fortuna.

Son qui al solito ben veduto da S. M. ed amato e stimato da tutti i principi della corte. Molti accidenti occorsi da alquanti mesi in qua hanno ritardata e sospesa l’impressione délV Adone, dove non mi scorderò della promessa. Finalmente il re ha comandato che mi si paghino mille scudi d’oro per le spese della stampa, dopo la quale mi è stata data intenzione d’altra ricompensa; talché spero con l’aiuto di Dio di spedirlo in breve.

Io non mi so immaginare in qual modo abbino potuto capitare in mano di cotesta Altezza quei primi fogli stampati, se non per furfanteria del quondam prelibato signor Giorgio, furfantissimo giá mio servitore, che gli desse al signor conte di Moretta. Basta, tardi mi accorgo delli assassinamenti che mi ha fatto, poiché oltre l’avermi rubato parecchie e parecchie cose, ed ultimamente venti pistole tutte in un gruppo di dentro la borsa (si come nell’articolo della morte ha confessato, dimandandomene perdono), ha dato per quatrini delle altre copie