Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/310

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in Italia; ma questi son pochi, massime or ch’ è morto il Fulminetto. Vorrei dunque ch’egli ne pigliasse gran cura e vi mettesse del buono e si sforzasse di farmi onore, tanto piú che saranno veduti dal re, dalla reina e dalla maggior parte della corte. E con tal fine le bacio le mani.

Di Parigi [seconda festa di Pentecoste del 1621].

CLXXVTII

Al signor Giulio Strozzi

Attende V Evoltila , si scusa di non poter inserire una digressione nell’Adone

e gli chiede il ritratto.

Non sarò lungo, perché gli è tardi e non ho tempo da canzonare. Ho considerato quanto mi scrivete. Accetto le scuse quanto alla negligenza e vi fo buone le ragioni quanto al componimento. Starò aspettando l ’ Erottila insieme con l’altre poesie vostre che usciranno alle stampe di mano in mano. Circa l ’ Adone bisogna ch’io vi parli con ogni franchezza. È impossibile che vi sia luogo per quel personaggio che mi accennate, percioché l’occasione del suggetto noi porta. Il nascimento d’Amore è accennato di passaggio nella scultura d’un vaso e la digressione sarebbe molto mendicata. Ma quel che piú importa è che il tanto dove se ne parla è giú stampato e non si può piú rifare. Se in una lettera discorsiva eli’ io scrivo nel principio del libro, come un preambulo in risposta di una scrittami dal signor Cardinal Bentivoglio, mi verrá in taglio, farollo piú che volentieri. Se no, non mi mancheranno dell’altre opere dove potrò dimostrare al mondo l’osservanza che porto al merito e l’obligazione che ho alla cortesia di lui. Ma di quel che dite, che del mio ingegno o della mia penna non debba uscire composizione miglior di questa, bisogna ch’io me ne rida.

Basta, videbitis e presto. Buona notte.

Di Parigi [1621 o 1622].

P. S. — Dovete ricordarvi ch’io nel partir di Roma vi lasciai il mio ritratto. Ora io vi priego in segno dell’amor che