Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/315

Da Wikisource.

CLXXXI

Al medesimo

Manda il proprio ritratto, attende con impazienza i quadri del Branditi,


e dá notizie dell ’Adone.

Ho ricevuta l’ultima vostra, insieme con quelle del serenissimo signor prencipe Tomaso, del signor Viglioni e del signor Scorza. L’ufficio del serenissimo prencipe è stato piú presto soverchio che necessario, poiché sa ch’io son servitore dadovero e senza alcuno interesse alla sua serenissima casa. Al signor Viglioni rispondo in fretta per la repentina partita del signor Gabbaleoni, ma supplirete voi a bocca ringraziandolo a pieno da mia parte. Al signor Scorza non ho tempo di scrivere; ma gli consignerete l’incluso mio ritratto in rame di mano del Purbis nella forma ch’egli stesso mi dimandò. Soggiungali poi che sto aspettando il suo quadro con disiderio tale, insieme con molti amici intelligenti, che s’egli avesse gusto di consolarmi e d’obligarmi per sempre, affretterebbe il mandarlo. In caso dunque che sia finito, di grazia, subito subito indrizzatelo a Lione al signor Giovanni Guinigi, che gli dará sicuro recapito, scrivendogli due righe di vostra mano; ma venga ben condizionato e ricoverto, accioché le piogge non lo guastino. Circa il resto assicuri pure il detto signor Scorza ch’ io non mancherò di servirlo nel particolare che mi scrive, si come farò in ogni altra cosa di sua occorrenza, e ne lasci la cura a me.

Sia lodato il cielo che pur monsu Brandin si è disposto di compiacermi. Parmi mille anni d’intendere le novelle che i miei quadri sieno incominciati, per mandare il danaro. So che sará impossibile che possano venire in un medemo tempo con quello del signor Scorza; ma quando saranno finiti, potrá mandargli all’ istesso signor Guinigi, overo con la commoditá del signor ambasciator Pesaro, che di costá deve partire in breve verso questa volta.

Se il pittore venuto col serenissimo prencipe cardinale fa qualche cosa di buono, avisatemi, ché gliene daremo a fare