Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/32

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Tanti saltamartini e tante tresche mi fan ormai parer (Tesser nell’arca ov’eran tante bestie barbaresche.

10 dirò qui come disse il Petrarca:

«Tanto ho da dir che cominciar non oso» però la penna in due salti si sbarca.

Voi, che séte signor si generoso, pensatelo se al ciel vanno le strida e s’aver posso dramma di riposo.

Cosi la sorte e ’l ciel sempre v’arrida, e quella delle tre, ch’adopra il taglio, il vostro bianco fíl mai non recida.

Cosi vi vegga in fuga ed in sbaraglio por l’armata turchesca sol col volto, ora che séte giá grand’ammiraglio.

Cosi vi vegga intorno al collo accolto quel monton, che poc’anzi pretendea un titolato che ’i somiglia molto.

Cosi al dispetto d’ogni stella rea essaltato vi vegga a scettro e regno, onde torni quaggiú la bella Astrea.

Come non mi mantien altro sostegno che la speranza in voi fondata, a cui sacrai prima la vita e poi l’ingegno.

Allor io mi negai da quel che fui, perché giá volsi del vostro biscotto, non avendo giatnai servito altrui.

Ma perché veggio avervi il capo rotto, fo fin, perché finisce anco l’inchiostro.

Dal <■< cameron», di giugno novantotto.

11 Marin che fu vostro e sará vostro.