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LETTERE E DEDICATORIE 315

ch’io ho accumulate nel mio museo rimugini degli uomini piú chiari e famosi che sieno stati in questo secolo. Mi manca quella di Celio Magno, il quale oltre la letteratura non ordinaria fu mio carissimo amico. Io vidi giá il ritratto suo in sua casa; onde mi persuado che sia rimaso tra gli eredi. Se se ne potesse ottenere una copia in un pezzo di tela ordinario che capisse la testa infino al petto, ancorché non fosse di mano esquisita, mi sarebbe carissima, obligandomi subito a sodisfar di qua qualsivoglia spesa che vi corresse per la fatica del pittore, overo a ricompensarla con qualch ’altro contracambio, se ben so che queste condizioni son superflue al generoso animo di cotesto signore, alla cui auttoritá credo che sará molto facile il farmi conseguir l’effetto di questo mio desiderio mediante la vostra cortese diligenza.

La stampa dell’Adone si va tuttavia avanzando, e giá a quest’ora sarebbe alla fine se il disturbo del passato male, che mi tenne in letto tre mesi, non l’avesse ritardata.

Finisco perché ho fretta. Amatemi, scrivetemi e comandatemi.

Di Parigi [fine del 1622].

CLXXXVI

A don Lorenzo Scoto

Riceve la Gerusalemme del Tempesta, sollecita l’ invio dei quadri del Brandin e dello Scorza, e loda un sonetto.

Ebbi la Gierusalemme del Tempesta e ve ne ringrazio. In contracambio vi mando il Berria, il quale non è mica castrato ma tutto intiero, e vi giuro ch’un gentiluomo qui mi ha fatta grandissima instanza per averlo, e volea donarmi per esso tutte le opere del Lipsio in due tomi; ma io l’ho conservato per voi.

Poiché Brandin si risolve di fare i quadri, me ne rimetto a voi, da cui aspetto l’aviso quando vi avrá posta la mano, ricordandovi che son giá due anni che l’ho richiesto di questo particolare, onde sarebbe tempo ormai che le chiacchiere finissero.