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XVI
Al cardinale da Este
C omplimenti.
Ancorché da me per la mia bassezza non possa nascere
effetto onde V. S. illustrissima mi riconosca per divotissimo
servitor suo, stimo nondimeno che mi convenga il farle talora
riverenza, se non di persona almeno per lettere, per ricordarle
il desiderio che vive in me di sodisfare al mio mancamento e
l’ambizione che ho d’ impiegarmi ne’ servigi di V. S. illustrissima, da cui sono stato provocato con tanta soprabondanza di
grazie; perché, abilitando il mio non potere infino a tanto che
non mi sia conceduto dal tempo e dalla occasione, prenda l’uno
in vece dell’altro e mi riputi creato (ovunque e qualunque io
mi sia) perpetuai mente obligato a V. S. illustrissima. A cui fo
umilmente riverenza ed auguro dal cielo ogni grandezza e felicitá.
Di Roma, adi 28 di agosto 1601.
XVII
Ai. signor Gasparo Salviano. Roma
Narra delle cortesie avute in Siena e in Firenze, e annuncia la sua partenza per Venezia.
Scrivo a monsignore la cagione che mi ha ritenuto a non dare aviso di me insino a quest’ora, poiché in Siena e qui in Fiorenza sono stato tanto confuso dalle cortesie di questi gentiluomini che mi è stato necessario dimorarvi piú di quel che io credeva. Penso partir dimane alla volta di Bologna. Perciò da oggi avanti potrá V. S. favorirmi con indrizzar le sue lettere per la posta di Vinegia, dove credo di ritrovare il signor cavalier Guarini, il quale è partito giá di qua molti di sono.
Con che fo riverenza a V. S. e li bacio le mani.
Di Fiorenza [fine del 1601].