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GIAMBATTISTA MARINO

venerare i loro iddíi oro né argento né preziosi odori d’Arabia, gli onorano il meglio che sanno, spargendo gli altari intorno intorno di fiori.

Degnisi adunque di accettarli e, se non sono di quella bellezza che si converrebbe al personaggio a cui sono donati, scusi il terreno del mio ingegno per se stesso poco fecondo e meno dall’arte coltivato. Ma scusa del tutto sará l’umanitá di V. S. illustrissima, a cui per fine resto augurando dal cielo ogni disperata e meritata grandezza.

Di Vinegia, a di io di febraio 1602.

XIX

All’illustrissimo signor Tomaso Melchiori

Dedica della seconda parte delle Rime ( Madriali e canzoni).


Avrei volentieri questi miei madriali, insieme con alcune canzonette che ora ardisco di publicare alle stampe, tenuti perpetualmente sepolti sotto le tenebre, se alla qualitá dell’opera o alla speranza della loda avessi voluto riguardo avere, lmperoché, dove mi è mancato ingegno nel comporli eccellenti, mi è forse avanzato giudicio nel conoscerli pieni di mille imperfezioni e privi affatto di quello stile e di quello spirito che a cotal foggia di poesia fa di mestieri; in cui certo assai di rado essercitato mi sarei, se gli amici, con gli accidenti alla giornata avvenuti, non me ne avessero essi prestato argomento. Per la qual cosa gli ho sempre, in quanto a me, istimati indegni d’ogni altra luce se non di quella del fuoco. Ma tra per le lusinghe e le violenze di essi amici che tutto di mi persuadevano a darli fuori, e per li molti trascritti che sparsi ne ivano attorno assai diversi da’ primi essemplari, mi sentiva fortemente da tutte le parti stimolato a palesarli, dove io per l’addietro avea sempre con ogni mio studio procurato di sopprimerli. Al qual palesamento sopra ogni altra ragione mi moveva il vedere alcuni di essi componimenti essere ormai per tutto portati in volta non altrimenti che se giá fussero in istampa usciti, e massimamente la canzone de’ Baci ,