Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/50

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XXXII

Al medesimo

Ringrazia delle cortesie avute dall’ Imperiali e manifesta grande ammirazione per la Venere.

Io resto confusissimo di quanto V. S. mi scrive intorno alle cortesie che mi usa il signor Imperiali, poiché se bene il signor Vialardi alle volte ha come per ischerzo motteggiato meco di questo, non pensai mai nondimeno che dovesse usar questo tratto; percioché oltre che con cotesto cavaliere io non ebbi mai si fatti riguardi d’interesse, essendo con Sua Signoria la mia servitú appoggiata assolutamente nel valore e nella virtú, conosco io assai bene in me non essere merito alcuno per lo quale debba pretendere cotali favori dalla sua larghezza. Ma poiché cosí è, attribuiscasi il tutto alla generositá e splendore dell’animo suo ed alla gentilezza del mio signor Bernardo, dalla cui mano non mi possono venire se non simili uffici ed effetti di cortesia. Non ringrazio cotesto signore, perché appunto a quest’ora che mi conviene scrivere ho ricevuto le lettere di V. S. e non ho ancora potuto vedere il signor Vialardi. Per l’altra posta sodisfarò a questo debito.

E un mese ch’io mi ritrovo mal disposto in letto. Non giá che il male sia grave o pericoloso, ma per rispetto d ’un’enfiatura mi conviene giacere e tenere la persona impedita, se bene spero che fra pochissimi giorni si risolverá. Per questa cagione non mi è stato possibile effettuare il negozio di V. S. con monsignor Giusto, e me ne sono piú volte doluto con gli amici ed in particolare col signor Vialardi. Subito ch’ io mi riabbia, farò che in ogni modo sia conchiuso.

Signor Bernardo mio caro, credami V. S., ché glielo giuro con quella integritá d’animo con cui l’amo ed onoro tanto, che in questa mia indisposizione non ho altro consolamento e refrigerio maggiore che la Venere di V. S., la quale mi ho fatta porre a riscontro del Ietto e tutto il di la vagheggio. E ne sono ingelosito in guisa, ch’essendomene con grande instanza