Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/57

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o da Baccio Bandinello: e però erano piú d’ogni altra cosa riguardevoli, massime che in una di esse si descriveva di basso rilevo un disegno del mondo alla roversa e nell’altro quello della cucagna. Oltra che, non avendo la sella il solito arcione, egli lo portava attaccato alla Centura, la qual arrivava sin sotto le zinne per dar luogo ad una gran massa di budella, che, involte in un sacco grandissimo di carnaccia, servivano per portacappe e dividevano in guisa di architrave o di spezzato tutta la prospettiva di quella macchina. Aveva il reverendissimo in capo una berettuccia a falde, di colore fra il nero e il lionato, ma non vi saprei dire di che panno, poiché nel giudicarla di lana mi parve di velluto, e stimandola di velluto la credei di tela sangalla. Basta che sotto di essa si vedevano quattro dita di scuffia bianca imbrunita, con gli suoi orecchini del medemo, dopo gli quali spuntava la zazzera. E la beretta poteva esser grande circa quindeci palmi di circonferenza, molto bene proporzionata al centro perpendicolare del suo naso, la cui punta fu a San Pietro prima che il resto dell’individuo fosse gionto all’arco di Portogallo. Ristringevasi tutto l’altro composito in un giuppone di corame, pieno di tanfo e di lezzo che averebbe ammorbato dieci stufife, bottonato con certi uncini di ferro che potevano servire commodamente ad un banco di macellaio. Ed invece di collaro le pendevano attorno al collo doi gran palmi di tela affumicata, ma disposta con cosí strabocchevole simetria per decoro e ornamento di quel ceffo, che certissimo il cavalier Muzio averebbe detto «abrenuntio» ai compassi, ai quadranti ed agli archipendoli per non saper mai arrivare alla fantastica cognizione delle sue proporzioni. Portava un palandranaccio in foggia di piviale, mezo di corame e l’altra mitá di feltro, con le maniche a gomito e una guarnizione di filo di ferro in grottesca, che né Giotto né Cimabue inventarono mai in mosaico le piú sconcertate falde o piegature. Oltra che, gli pendeva da un lato un calamaio di bronzo di smisurata grandezza e dall’altro un breviario con le fibbie a botta di moschetto, involto in un sacco sucido di vacchetta di Fiandra da metter spavento a qualsivoglia ben insolente diavolo. 11 resto lo lascio giudicare a voi, poiché ancora