Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/59

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XXXIX

Al medesimo

Sollecita l 1 invio del disegno anzidetto.


L’eccesso dell’amore in cui m’ha messo il valore di V. S. mi ha fatto entrare in cosí fatta gelosia che, passando il termine della risposta ch’io aspettava delle mie lettere, ardisco esserle di nuovo importuno. Ma la mia importunitá vorrei che fusse tutta condonata al disiderio ch’ io ho di servire a cui non posso mancare, e alla confidanza che tengo nella cortesia di V. S., la quale in molte altre occasioni per prova ho conosciuta. Il contenuto insomma di questa mia non è altro che il disiderare d’essere amato da lei e il ripregarla di quello di che per l’altra mia la pregai. Intanto V. S. sappia ch’ io sono ostinato ad esserle sempre servitore, voglia o non voglia. Cosi piaccia al cielo d’ inchinarla a comandarmi, come io di tutto core le bacio la valorosa mano.

Di Ravenna [1606].

XL

Al medesimo

Attende il disegno anzidetto e invia quattro sonetti.

Starò aspettando il disegno promessomi da V. S. con quel disiderio con cui si sogliono attendere le cose piú care. E se vorrá favorirmi, potrá indrizzarlomi per la posta in Ravenna senza mandarlo prima in Roma, perché mi verrá in mano sicuramente, purché nella coverta venga scritto «in corte dell’ illustrissimo signor cardinale Aldobrandino». Ed aggiungasi questo al cumulo degli altri oblighi ch’io porto a V. S., de’ quali se bene son tardo pagatore, sono però sollecito conoscitore ed assai presto spero mostrarne al mondo qualche publico testi monio.