Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/67

Da Wikisource.

altrimenti che da un tratto di linea fu conosciuta l’eccellenza del pennello e dal solo piede fu argomentata la proporzione di tutta la statua, da queste stanze, benché poche, si potrá giudicare s’egli nel poema eroico sia atto a sostenere infra i due estremi quella mezzanitá temperata di venusto e di grave ch’altrui pare impossibile a conseguire. È componimento nuovo anzi, e per lo genere del poema e per la maniera della testura, il primo che si sia ancora nella nostra lingua veduto; componimento, e per la novitá della invenzione e per l’artificio dell’ordine e per l’arguzia de’ concetti e per la coltura, gravitá e dolcezza dello stile, maraviglioso; componimento che, per essere stato formato fra gli strepiti della corte, sui moti del viaggio e nello spazio di si pochi giorni, è da stimarsi degno di maggior loda; componimento che, per essere indirizzato al vero e principal fine della poesia che è il celebrare gli eroi, merita d’essere appellato perfetto. E tale certamente è stato riputato dall’applauso universale di tutti i giudiciosi, se però non gli volessimo una sola imperfezione apporre, cioè che il poeta sia stato questa volta troppo veritiere e sia in ciò alquanto fuor delle antiche regole uscito, allontanandosi dal solito costume degli altri. Imperoché quelli hanno per istromento le macchine della favola, e questi ha per argomento le narrazioni della istoria; quelli inebriano l’animo di chimere fantastiche, e questi lo pascè d’accidenti in effetto avvenuti ; quelli in somma scherzano sopra il verisimile, e questi si raggira intorno al vero né altro che ’l vero racconta, poiché tutto quello ch’egli narra, ed anche d’avantaggio, si sa senza alcun dubbio essere stato dal serenissimo padre di V. A. operato. In fine cosí si lodano i grandi, cosí fatti vogliono essere gli encomi e questi sono i frutti che nascono dagli studi degl’illustri ed elevati spiriti, quali sono quelli che sogliono in casa di V. A. usare. E chi non sa poche penne pellegrine essersi in questo secolo sollevate a volo eminente, che non abbiano in questa corte avuto ricovero? Fede ne rendano spezialmente Torquato Tasso, il cavallier Battista Guarini, monsignor Giovanni Boterò e Gabriello Chiabrera, i quali doppo l’avere ottenuto il favore di quest’aura si sono fra gli altri notabilmente