Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/86

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ne’ quali egli scrivendo soleva incorrere non se non a lui stesso erano nocevoli, ma questo che con lo scoppio ha commesso troppo ha di danno e di dolore recato altrui ; quelli assai facilmente dalla diligenza de’ correttori si emendano, ma questo dalla medica mano piú diligente cura richiede e con maggior malagevolezza si cancella; quelli in su la carta con l’inchiostro s’imprimono, ma questo nel fianco del misero Braida rimane indelebilmente stampato col vivo sangue. S’io mi stimassi uomo di qualche eminenza, crederei che il Murtola, accorgendosi di non poter vivere nella memoria del mondo, volesse immortalarsi con lá mia morte e che, conoscendosi indegno della luce del sole, volesse rischiarar le sue tenebre con quella del fuoco. E se non sapessi ch’io son soggetto di niuna levatura, direi eli ’egli, con l’essempio di colui il quale con l’incendio del tempio di Efeso pensò d’acquistarsi un grido eterno, tentasse d’eternarsi con la mia distruzione. Ma Apollo (deitá molto maggiore di Diana), a cui in fin da’ primi anni fu dedicato il mio ingegno, non ha lasciato sortire al suo desiderio quegli infausti fini che giá s’aveva proposti. Poi che il temerario voleva pur dell’armi valersi, perché piú tosto che le vili, codarde ed infami, non adoperare almeno quelle con le quali gli onorati uomini sogliono le lor questioni diffinire?

Ma lasciando tutte queste cose da parte, vengasi al punto principale, cioè se sia vero ch’io l’abbia oltraggiato negli affari domestici con portar pregiudicio all’onore del sangue e del parentado. E qui torno a dire che questa è una espressa bugia, se bene egli — o sia perché qualche spirito di contradizione ed amico delle risse glielo desse ad intendere, o sia (si come in effetto è da credere) ch’egli ciò dica per allegerire il suo fallo e mascherare la sua malignitá — questa vanitá ostinatissimamente afferma. Se il fece per dubbio che ne aveva, doveva adunque egli per una vana imaginazione intraprendere impresa tanto indegna? se per altrui instigazione, perché senza relazione piú distinta e reale muoversi al vituperio che porta seco l’opera stessa? Non sa egli che la veritá, figliuola del tempo, non può stare lungamente nascosta? che può ben essere dalla sua nimica impugnata